Maggio 2017, una mattina calda e luminosa….di corsa come tutte le mattine entriamo in auto, io e mia figlia. Lascio lei a scuola ed io corro in ufficio per qualche ora: ho un permesso per il solito controllo di routine al seno . Mentre vado al controllo canto in auto una canzone di Baglioni che trasmette la radio e intanto penso che dopo mi rilasserò, come tutti i giorni, in piscina. volta no…il buio, il sospetto….la prescrizione di esami dettagliati e mirati… Rinuncio alla piscina, torno a casa per piangere prima che ritorni a casa mia figlia; esco dal tailler e lancio le decoltè tacco 10….vorrei urlare… In un attimo la mia mente si affolla di pensieri: mia figlia, il cane, le vacanze prenotate, l’ex marito….i miei anziani genitori, le mie sorelle, i miei amici, il mio lavoro, il mio mondo….
Mi sottopongo ad esami invasivi, biopsie, prelievi….la conferma: tumore al seno….non c’è tempo da perdere. A settembre entro in ospedale per sottopormi a quadrantectomia….prima di entrare in sala operatoria mi viene comunicato che è necessaria la mastectomia del seno destro. La paura si è trasformata in silenzio, nel vuoto, nella rassegnazione di chi non ha alternative .
Il decorso post operatorio mi ha introdotto in un tunnel buio dove l’unico spiraglio di luce erano i sorrisi e gli abbracci di mia figlia. Il coraggio di una tredicenne abbinato all’inconsapevolezza di quanto mi stesse accadendo era superato soltanto dalla sua gioia nel trovarmi sempre a casa quando tornava da scuola.
Non mi specchiavo mai; guardavo i drenaggi con la stessa angoscia con cui affrontavo le medicazioni e le siringature all’espansore : dolore su dolore. Non mi riconoscevo più.
Poi arrivò il colpo di grazia: necessaria la chemioterapia.
Rabbia…paura…odio…dolore….
In fondo è un ago in vena, una flebo…. La dolcezza e delicatezza delle infermiere non possono sopperire alla voglia di rinunciare e lasciarsi morire….
Ancora dolore….in sala operatoria in anestesia locale per mettere il port….le mie vene non sopportano più il farmaco…
Sdraiata in attesa della chemioterapia ascolto una ragazza; parlava dell’Associazione Arcobaleno della speranza, delle loro iniziative. Da mesi non frequentavo più nessuno, chiusa e isolata nel mio mondo buio, uscivo solo per la sopravvivenza alimentare, portare il cane fuori, andare in ospedale per medicazioni, siringature, chemio e incontri con la psicologa. La ragazza insiste….mi invita ad andare ad una giornata organizzata per insegnare a truccare…il viso di una malata oncologica. E già…senza capelli, senza ciglia, senza sopracciglia, …..senza…..
Andai chiedendomi perché lo stessi facendo. Andai pensando che truccata il mio destino non mi avrebbe riconosciuta. Non dimenticherò mai come mi accolsero, la forza che mi fu trasmessa, gli insegnamenti e i semplici trucchi per piacersi e amarsi più di prima e non soltanto per apparire migliori. Ho continuato ad iscrivermi ad ogni manifestazione finchè ho potuto, fino a un paio di mesi fa, bloccata dall’essere tornata a lavoro e dall’influenza.
Ho finito la chemioterapia a luglio. Sto facendo tutti gli accertamenti post terapia e, se i risultati saranno quelli attesi, a gennaio sarò operata per sostituire l’espansore con la protesi.
Ho ricominciato a vivere la mia vita reinventandola, consapevole che non sarà mai più come prima, consapevole che il percorso è ancora lungo.
Non indosso più il tacco 10….nè tailler…
Indosso ogni giorno la parrucca….mi protegge, difende la mia nudità, nasconde le ferite di guerra…. Cado e mi rialzo ogni giorno pensando al prezzo che ogni guerriera paga per mantenere la propria armatura…..
Ogni giorno mi chiedo dove trovo la forza … ogni giorno mi rispondo che non ho alternativa….
Ma tutto questo disastro è reso più sopportabile da loro, gli angeli dell’Associazione, dalle infermiere, dai medici e soprattutto dalle altre guerriere…. Anna Rita