La Policitemia Vera è una neoplasia mieloproliferativa di tipo cronico.
La malattia è caratterizzata da un rilevante aumento del numero di globuli rossi (eritrociti) a cui spesso si affianca anche un aumento di globuli bianchi e piastrine, seppure in maniera meno rilevante. L’effetto di questo squilibrio è un aumentato rischio trombotico e la possibile evoluzione della malattia in una fase acuta: la crisi blastica.
Nella sua forma più comune la malattia è caratterizzata dall’alterazione del gene che regola l’espressione dell’eritropoietina e nella gran parte dei casi (95%) si riscontra una specifica mutazione (V617F) che, a causa della sostituzione di un amminoacido nella proteina JAK-2, rende inefficace un meccanismo inibitorio intra-molecolare e provoca una proliferazione incontrollata dei globuli rossi.
Esistono casi in cui questa specifica mutazione non è rilevabile, anche se si rilevano altre mutazioni sempre a carico della proteina JAK-2.
L’anormale quantità di eritrociti rende il sangue meno fluido e può causare problemi di microcircolo alle estremità, gotta e trombosi. Manifestazioni emorragiche sono molto meno frequenti delle trombotiche, ma possono essere favorite dalle terapie.
La malattia generalmente presenta un decorso molto lento, ma è possibile che evolva in mielofibrosi secondaria o in leucemia acuta.
Incidenza
La malattia ha un’incidenza stimata tra 2,3-2,8/100000 persone e colpisce in prevalenza maggiormente il sesso maschile con un rapporto 1,2:1.
La comparsa è tipica di una fase di età avanzata, l’età media alla diagnosi è infatti di circa 60 anni ed i pazienti al di sotto dei 40 anni rappresentano solo il 5% dei casi.
Diagnosi
La malattia è normalmente asintomatica e viene rivelata nel corso di normali analisi di routine.
Gli elevati valori di emoglobina sono un segno distintivo della malattia (Hb > 18.5 g/dL negli uomini e 16.5 g/dL nelle donne) in concomitanza ad un elevato valore di ematocrito (>55% negli uomini, >49% nelle donne).
Prognosi e fattori prognostici
Le complicanze vascolari a seguito di eventi trombociti rappresentano la principale causa di morte della malattia. Per questo motivo la valutazione di questo rischio è una delle attività fondamentali svolte al momento della diagnosi.
L’assegnazione a una determinata categoria di rischio prende in considerazione diversi fattori quali: l’età del paziente, ipertensione, valori elevati di colesterolo, fumo e altri fattori di rischio cardiovascolare.
Non sembra che le alterazioni citogenetiche, che possono essere identificate, abbiano una diretta relazione con la prognosi della malattia.
Terapia
Il principale obiettivo terapeutico è quello di contrastare il fattore di rischio cardiovascolare del paziente per esempio riportando l’ematocrito a un valore inferiore al 45% tramite salassi regolari e, nei casi più gravi, attraverso una mielosoppressione praticata con Idrossiurea (HU) o alpha-Interferone (a-IFN). Quest’ultime terapie potrebbero però dare origine a effetti collaterali, anche gravi, e sono quindi riservate ai casi più difficili.
Il percorso terapeutico prevede anche la somministrazione di una terapia antiaggregante per ridurre il rischio di trombosi.
Particolarità
La malattia provoca un peculiare disturbo che si innesca a contatto con l’acqua: il prurito acquagenico. L’origine di questo effetto non è noto e i sintomi clinici non sono facilmente trattabili.
Ricerche future
Un farmaco innovativo, inibitore Jak-1/2, è in sperimentazione. I primi dati sono promettenti anche se molti aspetti della sua attività sono ancora da chiarire.