Aldo Pirone – 5 dicembre 2018
Il tumore è una malattia antica. Se ne parla già nel 3.000 a.C. Il greco Ippocrate, considerato il padre della medicina, lo definì “cancro”, dal greco “karkinos”, perché nello studiarlo rilevò che la massa tumorale assomigliava a un granchio. Nel novecento fu definita la malattia del secolo, perché i casi legati alle mutazioni ambientali con l’avvento dell’industria si erano estesi.
Per decenni è stato una malattia terrorizzante. Mentre altre, come la peste, il colera, la malaria, il vaiolo, la tbc e la poliomielite, erano state debellate, il tumore ha continuato per decenni a essere definito “male incurabile”.
Oggi non è più così. La medicina non ha debellato definitivamente le neoplasie, ma molte possono essere curate e, soprattutto, prevenute. Tuttavia, rimane il fatto che le persone che scoprono di essere affette dal “tumore” entrano in un tunnel oscuro per loro e per i loro cari, pieno di angoscia, fatto di cure stressanti e deprimenti.
Diventa, quindi, importantissimo per i malati, accompagnare le cure materiali con quella che si dice banalmente “forza di volontà” per sconfiggere l’insidioso nemico. Occorre dotarsi di una forte “resilienza”, cioè della capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di grande difficoltà.
La dott.ssa Giovanna Gatti, senologa dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, ha osservato che “che la psiche influenza l’andamento delle cure”. Non a caso in questi ultimi decenni, almeno dalla fine degli anni ’70, insieme a interventi sempre più efficaci, è andata crescendo la psicoterapia cognitiva del cancro. In questo campo particolarmente efficace è risultata la terapia psicologica adiuvante di Moorey e Greer.
Al Policlinico Tor Vergata c’è “Arcobaleno della Speranza”
Da dieci anni nel Policlinico di Tor Vergata, a svolgere una funzione importantissima nell’aiuto psicologico ai malati, c’è l’Associazione Onlus, senza scopo di lucro, “Arcobaleno della speranza”.
Sono tante le attività che, con l’impulso della Presidente Maria Stella Marchetti, la Onlus intraprende ogni anno. Tanti i progetti attuati. Lo scopo è l’umanizzazione delle cure. Si va dal Laboratorio di estetica oncologica “Diamo corpo e cura all’immagine” diretto da Valentina Zatti “per sentirsi ‘belle’ – come dicono – nonostante la chemioterapia e per riacquistare il sorriso e la fiducia in se stesse” agli appuntamenti di supporto psicologico condotti dalla dott.ssa Sabrina Bonaventura.
La cosa che più colpisce è lo spirito battagliero, sfrontato e anche allegro che viene infuso nei malati, soprattutto donne. Hanno inventato anche lo “yoga del sorriso” per combattere un nemico spietato. Cominciano a ridere finché il riso non si confonde con un pianto liberatorio.
Mia moglie ha trovato molto giovamento da queste attività e, soprattutto, dallo spirito che le informa. Ne è rimasta entusiasta. Credo che solo delle donne indomite, che non si piegano di fronte all’attacco della malattia, potevano intraprendere una simile cammino.
Cammino che è nelle corde del Policlinico di Tor Vergata nella sensibilità della Direttrice generale la Dott.ssa Tiziana Frittelli, e del Dirigente amministrativo dott.ssa Maria Rosa Loria, dei medici e degli assistenti sanitari del reparto di oncoematologia.
Il prossimo evento che l’“Arcobaleno della speranza” sta preparando è una sfilata di moda delle malate. L’hanno chiamata “La sfilata delle farfalle”. Si svolgerà proprio nell’ingresso principale dell’Ospedale il 19 dicembre 2018 alle 19.
Con loro sfilerà la voglia di vivere e di non arrendersi.
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