Tor Bella Monaca
LA CASA DI CIASCUNA
#Regine “Donne in tempo di guerra”
Un progetto di Caterina Vertova
Grazie a Roma Capitale, al VI Municipio, al Policlinico di Tor Vergata, al Teatro Tor Bella Monaca e con la partecipazione attiva delle associazioni del territorio che si occupano dei vari aspetti della fragilità femminile, prenderà il via a Tor Bella Monaca il secondo anno de “La casa di ciascuna”, un progetto che coniuga la cifra culturale e artistica dell’intervento, con specifiche istanze di natura sociale, civile, espresse dal territorio. Il progetto si chiama La casa di ciascuna proprio perché l’esperienza teatrale avrà luogo in un teatro, che sarà casa, punto di riferimento sicuro e costante a cui ogni partecipante potrà fare riferimento e dove ogni donna sarà accolta e potrà portare la sua cultura, i suoi racconti e la sua esperienza senza paura di sentirsi diversa o non accettata. Nell’atto creativo, peraltro, la diversità diventa motore propulsivo e le contraddizioni interiori, la fragilità individuale, così come la “malattia”, bacino dal quale attingere. Il teatro è un terreno d’indagine creato non attraverso un pensiero, ma una azione concreta. L’attività teatrale risponde a bisogni urgenti, che le utenti possono avere nelle diverse situazioni che la società contemporanea impone quotidianamente. Il progetto parte dalla convinzione, ormai provata e riconosciuta che il teatro possiede una valenza di “cura”. L’arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stesse. Ognuna ha in sé risorse proprie e un potenziale auto-rigenerativo che va semplicemente stimolato. Il teatro è un tramite per affrontare le tematiche del non-ascolto, la mancanza di concentrazione e la tendenza ad agire in maniera sempre più individuale, veloce e frammentaria tipica del nostro vivere comune.
1 – Formazione del gruppo
La formazione del gruppo sarà di un massimo 25 donne.
Il coinvolgimento delle partecipanti avverrà attraverso l’adesione al progetto delle diverse realtà associative del mondo del sociale, che si occupano di promuovere integrazione e garantire assistenza alle donne (migranti e non), associazioni contro la violenza sulle donne e reparti di senologia e oncologia, scuole Medie e Superiori e Università. Il gruppo delle partecipanti al laboratorio teatrale e alla restituzione scenica sarà eterogeneo per età, provenienza e competenze individuali. Ad ognuna delle partecipanti verrà affidato un ruolo essenziale alla riuscita del progetto, sia in fase di backstage che di performance attoriale. Il coinvolgimento delle seconde generazioni è garantito grazie al sostegno all’iniziativa da parte di associazioni del territorio attive proprio in questo ambito.
2 – Periodo di training
Il periodo di training attoriale/vocale/corporeo è di 3 mesi, con la supervisione di Caterina Vertova e la collaborazione di esperti in vocalità, Oretta Bizzarri, movimento, Mariagrazia Sarandrea e training teatrale, Selene Gandini. Con il progetto Regine, quest’anno, vogliamo mettere in luce la figura della donna in tempo di guerra. La guerra è violenza organizzata.
Le guerre sono sempre state devastanti per le donne, non solo perché vittime, ma anche se protagoniste attive, spesso invisibili nelle narrazioni tradizionali. Hanno lottato non solo al fronte, ma nelle retrovie, in difesa della loro casa, della famiglia e della loro dignità. Sono vittime di violenza, spesso oggetto di stupri, abusi, usate come strumenti di terrore e sottomissione. Restano cicatrici profonde, fisiche e psicologiche, che impattano anche sulle generazioni successive.
Resistono e lottano perché spesso sono cruciali nella resistenza contro gli invasori, sia come combattenti sia perché affiancano i movimenti di liberazione. Hanno trasmesso informazioni, nascosto partigiani, contribuito in modo determinante agli sforzi bellici, nonostante fossero raramente riconosciute per il loro apporto. Dopo la guerra sono state il fulcro nei processi di ricostruzione. Sono quelle che devono ricomporre famiglie e comunità e far rimarginare le ferite della società. Sono fondamentali quanto invisibili. Le donne custodiscono la memoria della guerra. Attraverso le loro storie, i diari e la letteratura mantengono viva la memoria offrendo una prospettiva unica sui conflitti.
Ma i conflitti bellici propriamente detti non sono gli unici che le riguardano. C’è un’altra guerra che la donna si trova a dover affrontare, un tipo di guerra altrettanto devastante, che si eredita (si trasmette di madre in figlia) e che spesso non prevede tregue, armistizi o trattati di pace. E’ una lotta silenziosa, combattuta allo specchio contro un nemico dalle stesse fattezze, è una costante battaglia con se stesse e la cultura dominante che cerca di definire e limitare ruolo, ambizioni, identità.
La donna bloccata in una società rigidamente maschile, ferita e depotenziata, dove è rimasta, dove procede? Qual è il suo incedere? E’ visibile almeno a sé stessa o si è dolorosamente persa nel conflitto provocato dagli abusi che è abituata a subire? Che ruolo le è stato imposto? Che ruolo ha la donna nella guerra? Cerca la guerra o vuole disertare? Ha fiducia la donna nei suoi potenziali innati e ancestrali?
La storia dell’umanità è la storia della lotta fra cultura e barbarie, si moltiplicano i conflitti quando la cultura declina. “Solo la cultura è forte abbastanza per mettere fine ai conflitti e guidare l’umanità verso la pace”, Daisaku Ikeda. Attraverso il racconto teatrale le donne partecipando al training intraprenderanno un viaggio nel tempo alla scoperta delle grandi eroine che in ogni epoca e in ogni luogo hanno espresso il loro rapporto potente con il “conflitto”. Il training si svilupperà grazie alle improvvisazioni sulle esperienze di vita di ogni donna.
3 – Prove e allestimento dello spettacolo
Si prevede al termine del periodo propedeutico, l’allestimento di una restituzione scenica sulla base del materiale raccolto e formulato.
4 – Scambi sul territorio di Roma Capitale
La restituzione scenica sarà itinerante, verrà proposta in vari luoghi storici di Roma con l’intento di creare un filo rosso di unità all’interno dell’intero territorio, grazie all’esperienza delle donne che hanno preso parte al lavoro. L’esperienza scenica, nel suo snodarsi attraverso i vari contesti territoriali, prevede la partecipazione di nuove donne che desiderano sperimentare questa peculiare esperienza formativa e artistica, ogni volta che si arriverà in un nuovo luogo.
Finalità: esplorazione delle possibilità espressive mediante training attoriale/vocale/corporeo – esplorazione dell’universo femminile – socializzazione e condivisione di esperienze di vita e testimonianze
Verifica: attraverso output spettacolo – attraverso il dialogo e il confronto guidato dalle Associazioni – contatti e comunicazione con le associazioni partecipanti.
RASSEGNA STAMPA
Video e Radio giornale
https://www.radioradicale.it/soggetti/142953/caterina-vertova
Articoli
https://www.ptvonline.it/index.php/menu-at/comunicati-stampa/4771-progetto-teatrale-la-casa-di-ciascuna (PTV Tor Vergata)
https://www.teatro.it/spettacoli/la-casa-di-ciascuna