Cosa potrei raccontare, io che non ha mai fatto un giorno di ricovero in vita mia?
Cosa potrei raccontare, io che vivo questo tipo di sofferenza solo attraverso la vita del mio amico?
Cosa ho da raccontare?
Ho da raccontare la vita con il mio amico.
Oppure l’empatia, l’immedesimazione e quindi la comprensione della vita del mio amico.
Impossibile l’empatia se non si è nella stessa situazione.
Impossibile, ma se non ho la pretesa di comprendere profondamente e totalmente forse mi posso avvicinare…allora proverò a fare il gregario….me lo chiede il mio amico o magari succede naturalmente.
D’altronde non mi ci sono messa io in questa situazione mi ci ha trascinato dentro a poco a poco e senza accorgermene sono diventata parte integrante di un meccanismo che all’inizio sentivo troppo più grande di me, ma che mi ha fatto conoscere la parte più profonda di me.
Ora però ora ci sono dentro grazie al mio amico e soprattutto grazie a stella.
Il mio amico mi ha trovata…io l’ho accolto con non poca diffidenza iniziale.
Il mio amico mi ha fatto crescere…il mio amico è cresciuto con me, il mio amico non sta bene ma ha avviato un percorso di vita e di rinascita del quale lui stesso dubitava…ma non io…incoscientemente non ho mai preso in considerazione il non futuro.
Io non ho mai pensato, di poter perdere lo scalatore, perché io sono il suo gregario e un gregario ostacola e rallenta l’avversario, non perde mai di vista il suo leader, e tira la volata finale e gioisce perché lui c’è, il gregario è li.
Volevo che il mio amico fosse un giro di ruota avanti a me e io non ho arrancato quando è servito sono stata dietro ma solo per spingerlo più in alto e sono stata avanti a lui solo per fare in modo che sfruttasse la mia scia aspettando pazientemente per lanciarlo nella volata finale.
Io e il mio amico guardiamo insieme la stessa parte di mondo e lui in certi momenti ha visto con i miei occhi quello che non poteva materialmente vedere, il vetro della sua stanza d’ospedale era freddo di vento e pioggia e poi di neve quando ci siamo conosciuti, poi è diventato sterile e irreale, poi il vetro della finestra di casa sua e diventato caldo come solo l’estate può fare.
Il mio amico mi ha stordita, mi ha reso migliore, la mia mente si è aperta e il mio cuore ha avuto la possibilità di ricevere emozioni e trasformarle in qualcosa di eterno.
Ho ascoltato i suoi silenzi e lui ha vissuto la mia vita facendola sua, anche solo per avere una boccata d’aria.
Lui c’è per me ed io ci sono per lui.
Lui è stato aria pura per me e spero di essere stata ossigeno, acqua,cibo, viaggio di andata e molto presto ritorno, volo libero…alto soprattutto e sopra a tutto.
Io e il mio amico ci scambiamo parole preziose che restano incise nella mente.
Mi comporto con lui come voglio che gli altri si comportino con me.
La paura del mio amico non è solo sua gli dico che fa paura a lui e a quelli che gli stanno vicino e che bisognerebbe mettersi in testa che la vita non è nostra…so che è una frase fatta ma è così, perché ogni vita è legata ad un’altra vita ed è come se fossimo padroni l’uno l’altro per poi renderci conto che vale la pena vivere per se e per chi ci sta attorno perchè la nostra assenza renderebbe “disabili” le nostre persone.
Gli dico e ripeto che ho piacere a parlare con lui solo per il fatto che è il mio amico e non perchè è la persona tenuta in ostaggio.
Sento la necessità di parlare con lui alla pari raccontandogli anche parte della mia vita con il rischio “caos calmo”.
Mi “interessa”essergli d’aiuto ma non mi piace commiserare chi mi sta davanti e d’altra parte con lui proprio non mi viene questo sentimento…
come al solito sono stata un pò troppo diretta, ma non trovo altre parole per esprimere quello che penso.
Il tono delle nostre conversazioni e ironico, cinico, surreale e tremendamente reale.
Tante cose ha da fare il mio amico e magari a volte può sembrare che mi stia poggiando eccessivamente a lui, ma non è così perchè quando parlo con lui c’è uno scambio di sensazioni oltre che di parole , e lui mi risponde non sta solo a sentire quello che ho da dire, mi mette in condizione di provare empatia, fa tutto lui, mi guida e io lo lascio fare…
Il patto è : condivisione.
questo è quello che intendo quando gli dico che non voglio avere davanti una persona malata ma il mio amico e basta…
Nel frattempo succede, il veleno ha la meglio sulla malattia, dopo tante illusioni e disillusioni, è il momento di agire e iniziano la ricerca.
Lo trovano, a me piace pensare che sia una coraggiosa cherokee e il bicchiere si fa mezzo pieno.
Emily nel suo trolley rosso porta la vita…emily passa in corridoio, emily è carina.
Sono con lui.
la rinascita.
E la rinascita di un amico e di una persona a cui vuoi bene indipendentemente dal legame di sangue è più di una rinascita personale, perchè significa che è un legame creato, cercato, cresciuto e scelto ed per questo qualcosa che va oltre l’umana comprensione.
Ma bisogna fare un passo per volta…ora più che mai inizia il mio lavoro di gregario…
So che quello che seguirà è ancora strada in salita ma per lo meno ora si respira mentre prima si tratteneva il fiato…poi ci sarà tempo per respirare a pieni polmoni…ora siamo alla scalata e io gli passerò la borraccia se sarà necessario…
Io gli darò la mia normalità, la mia quotidianità, le mie parole e quello che verrà naturale senza richieste, volando insieme molto più in alto di quanto tutti e due pensiamo.
Ma c’è un particolare, io non conosco il mio amico, conosco la sua anima e lui conosce la mia, io so molto della sua vita e lui sa molto della mia vita, conosciamo i nostri dubbi e le nostre certezze, quel che basta per definirsi amici, parola di cui io non abuso, ma non conosco il mio amico…non ho mai toccato le sue mani, non conosco il colore dei suoi occhi, il calore del suo sorriso, non so come cammina, non conosco la sua voce…
Ho “conosciuto” il mio amico grazie a stella e io non sono facile a questo tipo di conoscenza.
Io e stella siamo importanti per lui e spero che lui sappia quanto è importante per me, tanto importante da sentire la necessità di conoscerlo, perché devo farlo…ora so che è arrivato il momento di stringere le mani del mio amico…il mio amico c’è.
21 marzo 2010
salve io sono il gragario 🙂
volevo comunicare che ora conosco il mio amico!!!
Ho conosciuto il mio amico di penna!!!
Non ho stretto le sue mani…sarebbe una cosa strana se invece di stringere le sue mani non avessi posato la mia mano sulla sua spalla e così è stato, un gesto naturale e fraterno che però penso non abbia espresso a pieno le mie sensazioni.
Confido però nel mio sguardo e spero che almeno lui abbia reso l’emozione che stavo provando fino ad un secondo prima e lo stupore che ancora mi accompagna.
ciao alessia
Come sei dolce, Alessia.