22 Dicembre 2015, ore 12.00 circa. Ospedale . . . . . . . . . . . . ..
Dopo aver sorseggiato un goccio della solita pessima minestrina, decido insieme a mamma di camminare un po in corridoio. Il passo è titubante, i 20 punti sulla pancia si fanno sentire.
“Tra 5 minuti fatti trovare in camera, viene a trovarti l’ematologo. Deve parlarti!” mi dice l’infermiera con tono amichevole. “Chi è l’ematologo? Cosa vuole da me?” Penso in quell’istante. “Ematologo=Ematoma=Livido. Bho. Verrà a vedere come sta guarendo la cicatrice!”
Non ero ancora nemmeno arrivato a metà corridoio e già dovevo tornare indietro! 5 minuti sembrano molti ma in quello stato sono fin troppo pochi per tornare in camera.
Mi sdraio. Provo sollievo.
Dalla porta entra un Tizio. La chiude immediatamente. Guarda mamma appoggiata al davanzale e le dice “signora si sieda!”.
Una scena vista un pò troppe volte nei film, una scena che finché non la vivi credi che non possa essere reale. “Perché mia madre si doveva sedere? Cosa mi doveva dire quel tizio? L’ematologo. Che mi controlli sta ferita e che se ne vada!”
“Stefano devo parlarti. I chirurghi hanno fatto venire me perché loro non hanno il coraggio di dirtelo in faccia…” Inizia proprio così il suo discorso. Me lo ricordo bene.
Continua poi vomitandomi addosso milioni di parole, alcune incomprensibili per un ragazzo di 18 anni alla prima esperienza in un ospedale. All’interno di tutto questo fiume in piena uscito dalla bocca di quel dottore, (lo chiamo dottore e non uomo perché quella persona l’umanità non sapeva cosa fosse), io riesco a comprendere solamente due termini: “linfoma” e “chemioterapia”.
Finisce il discorso dicendomi che nel giro di tre giorni avrei dovuto cambiare reparto, andare in ematologia (solo ora capisco cosa faccia realmente l’ematologo) e cominciare le terapie.
“Bhè, Babbo Natale è stato generoso quest’anno!” penso dentro di me senza emettere un fiato.
Lui esce dalla porta con lo stesso fare con cui era entrato, come se mi avesse appena detto che avevo vinto alla lotteria! In realtà non gliene ho mai fatto una colpa.. qualcuno doveva pur dirmelo. Lui ha semplicemente scelto il modo più crudo di farlo, ma l’ha pur fatto.
Richiude nuovamente la porta. C’è silenzio. Mamma è impietrita. Io pure. Non sono spaventato, non lo sono mai stato in questi mesi. Continuo solo a ripensare alle sue parole.
Guardo mamma e le dico: “Per farla breve mi ha detto che ho un tumore, giusto?”…
… “Dobbiamo essere forti Stefano!”
. . . Siamo stati, ma soprattutto E’ STATO FORTE Stefano !!!
4 cicli massacranti di chemioterapia e dopo ogni dimissione dall’ospedale subito a scuola . . . perchè a luglio c’era la maturità (superata brillantemente 84/100!!! “nonostante tutto”) .
Ora Stefano periodicamente si sottopone a controlli e l’ultimo è stato di REMISSIONE COMPLETA DELLA MALATTIA ! ! !
Continueranno le visite e i controlli nei prossimi anni ma siamo fiduciosi per il nostro ragazzo e per tutti quelli che si trovano, si sono trovati e sfortunatamente si troveranno in questa situazione perchè , grazie alla ricerca , SI PUO’ GUARIRE !!!
Una mamma
Foto di: Ivano Valentini-Rinascita