Ciao, non so se sto seguendo la giusta procedura per lasciare un pensiero, non partecipo di solito ai forum, ma questa è una buona occasione per far diventare l’eccezione la regola. Appartengo al mondo dei fortunati, quelli che fino ad oggi non hanno avuto bisogno di cure, quelli che fino a qualche anno fa non sapevano amare la meraviglia della vita. Nel 2001 ho iniziato il più grande e rivoluzionario percorso della mia vita: diventare un’infermiera. Tutto ha avuto origine da una forza interna, inconsapevole ed inaspettata, ho lasciato un lavoro sicuro, la stabilità emotiva, i miei valori per approcciare questa professione ricca di sofferenze, perdite, ma anche di infinita gioia. Il caso ha voluto che nel camminare ho incontrato fin da studentessa voi, i pazienti dell’ematologia. Creature angeliche, portatrici di amore e forza di volontà incondizionata, ammirata e talvolta invidiata. Conoscervi all’inizio non è stato semplice, tante vite, tante storie diverse in un momento così difficile per qualsiasi esistenza. Ricordo molti di voi, il mio cuore si stringe pensando a chi non ha finito l’università, a chi ha lasciato i figli, a chi ha sostenuto l’esame di stato in reparto, a chi ha combattuto con dignità fino alla fine, a chi a vinto e continua ad alimentare la speranza di poter dire. “Anche a me è successo”.
Sette lunghi anni sono trascorsi, e a chi mi chiede: “Come fai a stare lì?”, rispondo serena e fiera: “Sono i miei pazienti a darmi la forza, in questi sette anni ho incontrato solo persone buone”. La bontà è per me la caratteristica che accomuna tutti voi. Oggi ho aperto per la prima volta questo sito e ho subito pianto lacrime traboccanti di una emozione speciale, vissuta e condivisa. Spesso mi capita di dire:”capisco” mentre sono nelle stanze, poi torno a casa e mi chiedo: “chissà se pensano che in realtà non capisco proprio niente perchè la mia pelle non è segnata dalla malattia”. Vi confesso che non essere malati non significa non sentire il senso di smarrimento che segna la scoperta della malattia; o l’ansia ed il timore per gli effetti della chemioterapia; o la tensione dell’attesa per l’esito del midollo di controllo, delle prove di compatibilità. C’è stato un tempo che ho sentito così forte quel dolore da non distinguerlo dal mio, l’oggettivo diveniva soggettivo travolgendo l’esistenza professionale, personale. Oggi continuo ad ascoltare e a sentire le emozioni generate da voi. E’ un ascolto diverso, forse più maturo e spero ancor più partecipe.
Vi ringrazio compagni di vita e di crescita per la possibilità di far aprire il mio cuore alle sensazioni che lo toccano. Ognuno di voi mi ha dato qualcosa di speciale e mi ha fatto sentire speciale.
Oggi al Ptv, Policlinico di Tor Vergata, c’è stato un seminario su “Scrivere la cura”, e si è parlato con grande sorpresa e felicità del libro, “L’arcobaleno della speranza-anche a noi è successo”, 300 copie solo per passa parola, un gran bel risultato. Bravi a tutti!!! Un ultimo grazie per visto negli occhi dei colleghi l’ammirazione per quel che tutti i giorni si vive in ematologia.
Un abbraccio forte,
Luana.
Foto di: Dario Ballabio
Ciao Luana, grazie per le belle parole e per le sensazioni che ci hai raccontato, a noi fà bene anche questo, sapere come voi, personale medico ed infermieristico, vivete insieme a noi questi duri momenti.
Il grazie non solo va a noi che lottiamo, ma va soprattutto a voi che ci seguite in questi interminabili ricoveri. Ci seguite e ci accudite, ci sopportate e ci supportate, ci ascoltate e ci consigliate,….ci incoraggiate a non arrenderci. Con molti di voi si instaura un rapporto più stretto, anche se sembrate, perchè è giusto che lo facciate, impenetrabili, cercate di mantenere la cosiddetta “distanza” per non affezionarvi, ma i giorni sono tanti e le ore anche, e diventa impossibile, e quindi nasce una certa complicità, una piccola ma importante amicizia. E’ bello quando entrate nelle stanze solo per un semplice saluto, e non necessariamente quando si suona il campanello, è bello vedervi sedere, anche per un solo attimo alla fine del letto per raccontarci una cosa vostra o per sapere come è andato un controllo. Questo non ci fa sentire nè un numero e nè un protocollo, e neanche soli in quelle mura di dolore e di sofferenza.
Quindi Grazie a voi per il lavoro che fate, ricordate che voi siete importanti.
Spero che verrai più spesso a farci visita nel sito, nel frattempo ti aggiorno sui libri, 300 sono stati venduti nei primi due mesi dalla pubblicazione, ora sono molto di più, tanti da richiedere più volte la ristampa 🙂
Un abbraccio grande a te e un GRAZIE carico di stima e di rispetto per il lavoro che svolgete, e a tutto il personale del Reparto Ematologia del Policlinico Tor Vergata, esteso naturalmente ai vostri colleghi di tutti gli ospedali d’Italia.
CARA LUANA,GRAZIE PER LA TUA TESTIMONIANZA …i pazienti ematologici…sono forti ed hanno la voglia di riuscire a superare tutti gli ostacoli che incontrano nel loro cammino,paolo mio marito ha fatto il trapianto 4 anni fa e ti devo dire che ancora mi vengono le lacrime agli occhi pensando quando entravo nel reparto…tanti angeli come te lavorano giorno e notte vegliando sui malati…..se persone come te fanno questo lavoro noi dobbiamo solo dire grazie per l’operato e per la forte forza che date…….grazie di cuore….sempre nel reparto di ematologia del san raffaele di milano ho perso mia figlia ….mai dimentichero’ gli abbracci delle tue colleghe di quella notte……….grazie luana
moglie e mamma
noi abbiamo bisogno di persone come voi,nn dimenticarlo mai……….
Ciao Luana. Io sono di Firenze, e sono stata curata al Policlinico di Careggi, passando per tutti gli stadi del Reparto di Ematologia: il reparto di degenza, il reparto protetto, il TMO (per il trapianto) ed il Day Hospital. Il primo angelo che ho incontrato al momento del ricovero, e che veramente mi ha accolto in quel momento di angoscia, incredulità e terrore, si chiama Elisa, piccola, esile, ma con tanta tenera forza. E non meno di lei, nei giorni successivi le ho conosciute tutte, ricordo tutti i nomi, ho annotato con precisione sul mio quaderno tutti i loro turni, e le aspettavo ad ogni cambio del personale. Mi ricordo che una notte la mia compagna di stanza non stava bene, le prendevano improvvisi attacchi isterici ed epilettici, ed in 2, le infermiere si trattennero tutta la notte a parlarle per tenerla tranquilla. Io fingevo di dormire, altrimenti si sarebbero allontanate per non disturbarmi, ma era troppo importante sentire che la mia amica era serena. Sono tornata diverse volte in reparto per salutare chi era in servizio in quel momento, perchè voi siete state artefici del cammino che ho fatto e che mi ha portato qui, dopo 26 mesi dal trapianto e non so come potrei ricompensarvi per tutto quello che avete saputo darmi. Grazie, grazie a voi tutti (c’erano anche alcuni infermieri maschi…….) capisco che non sarà facile una vita lavorativa trascorsa in mezzo alla sofferenza, ma siete lo scoglio a cui ci si aggrappa durante il naufragio……… Il Signore vi renda davvero merito per quello che fate. Cia Luana, buon lavoro. Daniela m.
Porto sempre nel cuore la Lulù e la Francesca che hanno cercato di alleviare in tutti i modi la permanenza di Silvia nei lunghi ricoveri in reparto, insieme a tanti altri infermieri e medici che spesso sono riusciti a rendere più tollerabili i momenti più duri delle terapie, mettendola a parte anche del loro mondo privato, pur di strapparle un sorriso o un momento di evasione.
Big Jim, Diana, Cristiano, Micol, Diego, Gianni, Luca, Robertina, Veronica, Licia e tanti altri…. siete gli angeli di ematologia, forti come San Giorgio che combatte contro il drago. Il mio affetto è sempre con voi
Luana, mi hai fatto commuovere. Se ti abbiamo fatto sentire speciale è
perché lo sei davvero e le tue parole sono l’ennesima prova. Grazie per la tua grande umanità! Sei unica. Con tanto affetto e gratitudine, Michelle
Barbara Ferracuti Bellissima testimonianza molto toccante e emozionante grazie a te Luana per essere così! !!!
Armando Vaghi una storia che ogni giorno potrebbe essere riscritta, perchè di anime belle che assistono, alleviano, e in qualche modo condividono ce ne sono ancora nei reparti ospedalieri.