Dicono che con il tempo si dimentica, che tutto passa. No.
Semplicemente si può imparare a guardare in un’altra direzione, provare a non pensare, trovare un motivo per rendere tutto più sopportabile, ma oltre ogni previsione capiterà sempre che un ricordo riaprirà una ferita e che ci sarà una parola che suonerà spaventosa proprio come la prima volta, nonostante tu l’abbia ripetuta fino a farle perdere il significato, fino a ridurla ad una sequenza di lettere. Davanti al dolore sembrerà sempre la prima volta. Poi, forse, sarà così anche per la felicità.
Dicono che le esperienze negative insegnano, rendono più forti. Sì. Ci sono momenti nella vita in cui puoi trovarti nel posto giusto ma dalla parte sbagliata e il meglio che puoi fare è immergerti per capire cos’è, per sperare che un giorno toccherà anche a te sederti dal lato giusto. Intanto che si fa? Ho chiesto aiuto al silenzio, un valido compagno quando le domande restano senza risposte o i perché senza soluzioni. Ho riconosciuto nell’ attesa il profumo delle cose lente, come il moto perfetto di un’onda, come una clessidra invisibile che ti obbliga a contare i granelli di sabbia, a fermarti. Ti restituisce il tempo per osservare e analizzare, ti regala i dettagli di te stesso. Momenti preziosi. Ho imparato che la pazienza può insegnarti l’autocontrollo e che la tranquillità può portarti verso quell’intelligenza emotiva che ti fa riconoscere i sentimenti, così da esprimerli in modo appropriato ed efficace, così da sentire su di te ogni tipo di sensazione. Soffrire non piace a nessuno, ma lo preferisco al non soffrire perché in quel caso vorrebbe dire non esistere, non essere. Perché non basta che il dolore segni, c’è bisogno che insegni, e a me ha insegnato anche che la paura delle paure è la mancanza di vita, il vuoto, il niente. E poi ho capito che il medico migliore è colui che chiama per nome il paziente, che non lo considera un numero progressivo o un insieme di cellule da riordinare. Un ottimo medico è colui che fa dei propri pazienti un fine e non un mezzo, che riesce a tirar fuori sorrisi tra le lacrime, che diluisce in soluzione fisiologica farmaci e amore, che affronta con dignità una sconfitta. …che se dovessi riuscirci, se ce la farò, un giorno vorrei essere proprio così.
Dicono che penso sempre a tutto e non agisco. Sbagliato.
In ogni caso, poco male, almeno penso.
Penso che ho della vita l’idea di un’ostinata resistenza, un dono da assolvere con pienezza e integrità e da concludere con gentilezza e onestà. Penso proprio che agirò sempre affinchè la mia sia così.
Ad maiora!
Maria C.