“Dove lavori Cristina?”
“In ematologia presso gli Spedali Civili di Brescia”
“Ematologia? Emato… mmm… si curano le botte?”

Quante volte mi è capitato di sostenere una conversazione come questa!
Purtroppo in pochi sanno realmente cosa sia l’ematologia e soprattutto che tipo di forme si curino.
Sono un’ infermiera, laureata il 10 novembre 2009 e dal 27 gennaio 2010 lavoro nell’unità operativa di ematologia degenza adulti.
Cosa significa per una giovane donna e infermiera alle prime armi lavorare in un reparto tanto complicato? Significa fare dei turni massacranti, non avere una gran vita sociale, lavorare il giorno di Natale o fare la notte dell’ultimo dell’anno. E voi direte, questo accade in tutti gli ospedali d’Italia! Ed è in parte vero. Ma io ritengo che per chi lavora in ematologia piuttosto che in oncologia il coinvolgimento degli infermieri non si fermi solo all’espletamento dell’attività infermieristica. Siamo a stretto contatto con i pazienti, entriamo e usciamo dalle stanze di isolamento, necessarie per far passare al paziente la fase di aplasia nella più totale sicurezza, per la terapia orale (compresse), per la terapia endovenosa (dagli antibiotici alla chemioterapia).
Quando mi lascio alle spalle la porta di isolamento oltre alla mia “divisa”
indosso anche un camice monouso, la mascherina, cuffia e guanti. Chiedo ai miei pazienti come stanno, se hanno riposato durante la notte, se hanno problemi da riferirmi. Rilevo i parametri vitali come la pressione, la temperatura, la frequenza cardiaca… e consegno la terapia. Questo momento per me è fondamentale. Il paziente se vigile e collaborante deve conoscere la terapia che sta assumendo. Io lo vorrei sapere. E loro sono contenti. Ognuno di noi, mi riferisco ai miei colleghi, ha il suo modus operandi. Io ho scelto di approcciarmi al paziente e alla sua patologia in questo modo con buoni risultati. Ti senti gratificato quando ti dicono “grazie” oppure “ora ho capito”. Spesso ripeto anche a loro che se fossi io in quel letto vorrei sapere tutto, ma lontana da strumenti come internet che spesso mettono solo confusione. Siamo professionisti formati anche a saper rispondere, dobbiamo conoscere la terapia prima noi dei nostri pazienti per cui costa davvero poco renderli partecipi del loro iter terapeutico.
Spesso  quelle stanze chiuse da doppie porte contengono segreti e confidenze… c’è il ragazzo giovane che ti fa domande su quella che sarà la sua vita a due fuori dall’ospedale, se riuscirà ad avere rapporti sessuali con la sua compagna. C’è la signora anziana, nonna di 4 o 5 nipoti, che si preoccupa del fatto che non potrà più accudirli quando verrà dimessa. C’è la giovane donna che riceve l’anello di fidanzamento e raduna nella stanza tutte le infermiere che per un attimo sognano insieme a lei.
Lavorare in ematologia significa anche versare lacrime, arrabbiarsi quando alcuni iter terapeutici prendono strade che nemmeno noi ci saremmo aspettati.
Significa vivere il dolore insieme ai nostri assistiti, tenergli la mano mentre devono subire un prelievo arterioso o rassicurarli quando vengono portati a fare una tac o un’eco. Spesso la mia professione va aldilà dell’assistenza infermieristica fine a sè stessa. Diventiamo confidenti e perchè no, psicologi.
Ho deciso di iniziare da questo reparto la mia carriera infermieristica perchè un grande uomo e amico, Alessandro, ha sempre creduto in me e dalla sua stanza di isolamento mi chiamava al cellulare e mi diceva: “Forza Cri, laureati alla svelta che poi vieni tu a curarmi”. Ale, oltre a trasmettermi un grande entusiasmo, mi ha insegnato a sorridere. Nonostante cuffia e mascherina che pensi possano rendere invisibile la tua sofferenza ai pazienti, loro si accorgono quando siamo tristi. Ci riconoscono dal colore e dal taglio degli occhi. Si abituano a parlarci con quelli e spesso a conoscere i nostri timori, la nostra tristezza magari dati da problemi che abbiamo a casa e che dovrebbero restare fuori dall’ospedale. Solo una volta mi sono sentita chiedere da una mia
paziente: “Ma Cri, non stai bene oggi?”. Ale mi ha insegnato a ridere e sorridere nonostante le avversità che la vita a volte ti offre senza che noi riusciamo a trovarci un motivo. Ora sorrido sempre. Un’amica mi ha definita “il sorriso nella sofferenza“… questa la mia missione!

Ringrazio Stella per avermi dato questa opportunità e saluto tutti voi riportandovi la frase contenuta nel più bel biglietto che ho ricevuto il giorno della mia laurea:

“… e da ora
solleverai il dolore
con intuito
con capacità
con determinazione
ogni istante
in un continuo sorriso…
Buon cammino”

12 commenti

  1. Grazie a te Cristina per questo racconto. Sò che non è facile questo lavoro, per tanti motivi, ma tu sei spinta anche dal fatto che avendo più di un amico che si sono trovati in queste situazioni sai come doverti comportare con un paziente… in loro vedrai sempre Alessandro.
    Tienici aggiornati ancora, quando puoi, sul tuo lavoro 🙂 magari possiamo scambiarci informazioni e consigli 😉

  2. ….ho letto e riletto e alla fine…i mei occhi erano lucidi grazie cristina per la tua testimonianza!!!….tornassi indietro…forse mi laurerei in medicina….perchè mai come in questi 2 anni..ho scoperto cosa si vive dentro un reparto di ematologia!!!l ho scoperto grazie al mio grande amore ricoverato al ptv..e ogni volta che entravo li..le prime volte sentivo un magone nello stomaco..nn sapevo a cosa sarei andata incontro…ma l ho fatto senza paura ho affrontato..e sn stata vicino..a quello che inizialemente era solo un amico per me..o meglio io per lui ero un’amica ma lui per me nn lo è mai stato…ho conosciuto tante ottime infermiere..e dottori e dottoresse splendidi..andrea me ne parlava sempre benissimo..ho conossciuto il reparto trapianti…e anche io ho indossato quella mascherina quei guanti e quel camice..ho aperto quella porta milioni di volte perchè oltre c’era..lui..e devo dire che è grazie a persone come te CRISTINA che i pazienti nn si arrendono secondo me.andrea è uno di quelli che ha sempe voluto sapere tutto su ogni terapia..gli manca solo la laurea ora perchè dicose ne sa tante..anche se purtroppo le ha imparate vivendole!!!spero davvero..che cristina porti sempre la sua missione avanti e nn si arrendi mai!!!saluti a tutti e pure a te stellinaaa e un abbraccio a cristina.roby

  3. SPEDALI CICILI DI BRESCIA, CI SONO STATA UN ANNO CON MIA FIGLIA RICOVERATA PRIMA IN PEDIATRIA EST E POI AL CENTRO TRAPIANTI, POSSO SOLO DIRE CHE HO TROVATO UN POERSONALE MEDICO ED INFERMIERISTICO SPECIALE A DIR POCO, IL LORO NON è UN LAVORO MA UNA MISSIONE…

  4. aGGIUNGO ANCHE CHE IL PERSONALE INFIERMERISTICO è RIUSCITO A FARMI SENTIRE A CASA, E QUESTO NON è POCO, PERCHè GIà VIVI UN DRAMMA NON INDIFFERENTE, IO ALMENO ERO LONTANO DA CASA, DA TUTTI, COMPRESO MIO MARITO, E L’APPOGGIO DI TUTTI LORO MI è SERVITO INFINITAMENTE. GRAZIE DAVVERO A TUTTI!!!! CIAO CRISTINA!!

  5. Grazie Cristina per il tuo commuovente articolo… e grazie a Stella per questo bellissimo sito che porti avanti. Finchè ci saranno “guerriere” come voi nessun paziente ematologico si potrà più sentire solo nella sua terribile battaglia! E per vincere la conoscenza è condizione necessaria, come dice Ale: “non è giusto che chi non conosce rimanga ingnorante, e chi è coinvolto rimanga solo”. Grazieee!!!

  6. grazie Stella, il Tuo sito è bellissimo. L’ho scoperto solo oggi e sarà il mio pozzo da cui attingere le forze per trasmettere al mio amato fratello, che ha scoperto da poco più di 20 giorni di essere affetto da leucemia, quell’energia necesssaria per vincere questa guerra.
    Io ci credo

  7. Ciao Simone, grazie! 😛
    Spero che riusciremo a darti tutta la positività di cui avete bisogno, l’arcobaleno è una grande famiglia di “smidollati” e non, pronti a dare una mano, anche se virtuale.
    Un grande in bocca al lupo a tuo fratello 🙂
    Anche noi ci crediamo!!! Avanti tutta!!!

  8. ciao cristina vivo esperienze ospedaliere attraverso i miei anziani genitori e trovo conforto nell’umanita’ che conosco giorno per giorno all’interno degli ospedali tanto che mi piacerebbe fare una provocazione. perche al posto del servizio militare non istituire un servizio obbligatorio 1 volta all’anno di volontariato nelle corsie d’ospedale. forse ai semafori saremmo tutti piu tranquilli e non saremo piu pronti a metterci le mani addosso per futili motivi. e’ triste constatare che per capire quant’e’ grande il dono della vita
    il piu’ delle volte bisogna avvicinarsi alla morte. e comunque grazie a te e a tanti altri come te che vale la pena di lottare per la vita. un saluto a tutti coloro i quali fanno del proprio mestiere una missione col sorriso stampato in volto

  9. Ciao Cristina e ciao a tutti. Cristina svolge una professione che è meglio definire una missione, che alcuni a volte faticano a continuare, dovendosi scontrare con tanto dolore. Io ho trascorso tutto il periodo della mia malattia, tutti i cicli di chemio e poi il trapianto presso il Reparto di Ematologia dell’Ospedale di Careggi – Firenze. Ho conosciuto tante Cristina, uomini e donne, sia nel reparto di degenza che negli acquari ed al Centro Trapianti (TMO) che sono riusciti a farmi trascorrere tutti quei mesi in un clima familiare, facendomi sentire estremamente protetta e coccolata, tanto che negli intervalli che trascorrevo a casa aspettavo con ansia la telefonata che mi avvertiva che dovevo rientrare in ospedale per riprendere le cure. Ma io ritrovavo tutti i miei amici, e sapevo che mi avrebbero aiutata in qualsiasi cosa. Adesso, a 4 anni e 4 mesi dal trapianto, io sono un volontario che svolge servizio di assistenza al day hospital dove si fanno le chemio, e salgo spesso in reparto a fare un veloce saluto a tutti i miei angeli. Così è giusto definirli, sono veramente angeli………. Cara Cristina, continua con questo tuo meraviglioso spirito questa tua opera e GRAZIE, GRAZIE DI TUTTO! Vi voglio bene a tutti. Un abbraccio. Daniela

  10. Grazie per ciò che scrivete! Io ce la metto tutta anche se a volte tirare fuori quel sorriso non è facile… ma poi penso che io se fossi in quel letto non vorrei avere musi lunghi attorno a me 😉
    Vi voglio fare un altro regalo prezioso, per me lo è stato:
    “A volte i messaggi di Dio sono così difficili da decifrare ed è così facile crollare alla tentazione del Suo più grande nemico. Quando preghi per me chiedi che io sia forte e non mi lasci distrarre e che la mia mente e il mio cuore siano sempre capaci e aperti ad ascoltarlo. Buon nuovo giorno, che sia secondo la Sua volontà.”

  11. Volevo mandare un grande saluto a Cristina, io l’ho frequentata assiduamente dal luglio 2010 al marzo 2011 (autotrapianto), e se sono qui a ringraziare di essere ancora al mondo è soprattutto per la fiducia e la serenità nell’affrontare l’ignoto e la morte che mi hanno trasmesso lei e i suoi colleghi, in ogni singolo momento di queli lunghi mesi di ricoveri e dimissioni tra terapie pesanti e sentimenti veri.
    la differenza la fanno sempre le persone, io ne ho conosciute di meravigliose e la Cri è una di quelle. un bacio a tutti
    alex

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