Prof. Adriano Venditti
Professore Associato di Ematologia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Direttore U.O.S.D. Malattie Mieloproliferative del Policlinico di Roma Tor Vergata
Recentemente numerosi studi hanno evidenziato novità importanti per quanto riguarda il trattamento della Leucemia Mieloide Acuta. Come stanno cambiando le terapie?
Stiamo vivendo una fase storica interessante per quanto riguarda la disponibilità di nuovi farmaci per il trattamento della Leucemia Mieloide Acuta. Seppure questa continui a essere una malattia grave e ancora fatale, stiamo facendo passi avanti nello sviluppo di nuovi farmaci che sembrano promettere bene in termini di prolungamento della sopravvivenza dei nostri pazienti.
Si consideri che nel volgere di pochi anni abbiamo visto l’approvazione, tanto negli USA quanto in Europa, di un numero di nuovi farmaci come mai si era visto nei 40 anni precedenti. Credo che la sfida più rilevante per gli esperti consista nell’imparare a usare al meglio questi nuovi farmaci sia per offrire cure il più efficaci possibile ai nostri pazienti che per minimizzarne le tossicità e gli effetti collaterali.
In questo periodo di numerosi ed evidenti progressi nella terapia della LMA. Quali sono i farmaci più promettenti?
Tra i farmaci già disponibili ricorderei la midostaurina che, in associazione alla chemioterapia, ha fornito interessanti risultati nel trattamento di forme di LMA con una particolare anomalia genetica nota come mutazione FLT3.
Tra i farmaci che a breve saranno disponibili citerei il Gemtuzumab Ozogamicina e il CPX-351.
Gemtuzumab Ozogamicina è un anticorpo monoclonale che in associazione alla chemioterapia ha mostrato di prolungare di circa 9 mesi la durata mediana della risposta in alcune categorie di leucemie mieloidi acute.
CPX-351 è una combinazione di due chemioterapici ben noti (citosina arabinoside e daunorubicina); utilizzando tecnologie molto sofisticate è stato possibile associare questi due farmaci in un solo composto. CPX-351 è molto efficace in forme particolari e molto aggressive di leucemie mieloidi acute, quelle che sono note come secondarie.
Nel panorama dei farmaci promettenti ricorderei anche Venetoclax. Si tratta di un farmaco al momento approvato dall’FDA, l’Agenzia per gli alimenti e i medicinali statunitense, ma non ancora dall’Agenzia europea del farmaco. Utilizzato in combinazione con farmaci ipometilanti o con basse dosi di citosina arabinoside ha fornito percentuali di risposte molto confortanti in pazienti di età superiore ai 60-65 anni e con forme di leucemia mieloide acuta molto aggressive.
Ultimo, ma non ultimo il tema della Leucemia Acuta Promielocitica che rappresenta il paradigma del ricorso alla terapia mirata. Infatti, il trattamento di alcune forme selezionate di tale leucemia è completamente libero da chemioterapia e si fonda sulla somministrazione di Acido Retinoico (un derivato della vitamina A) e Triossido di Arsenico (un derivato dell’arsenico). Tale combinazione terapeutica ha significativamente migliorato la sopravvivenza dei pazienti che ne sono affetti, comportando anche una drastica riduzione delle complicanze tipicamente associate all’uso della chemioterapia.
Quali sono i vantaggi in termini di un aumento di anni davanti e qualità di vita per i pazienti?
La qualità di vita dei pazienti è ormai un “end-point primario” negli studi clinici e in particolare in quelli che riguardano i pazienti di età superiore ai 60-65 anni. In questo senso, alcuni dei nuovi farmaci (ad esempio venetoclax) anche quando non in grado di indurre risposte complete e durature, possono determinare un significativo miglioramento della qualità di vita, ad esempio riducendo o abolendo il bisogno di fare trasfusioni. L’obiettivo ultimo rimane quello di consentire anche a pazienti in là con gli anni di condurre una vita il più possibile autonoma e indipendente, nel pieno mantenimento, quindi, della dignità della persona.
Si è appena concluso il Congresso della Società Europea di Ematologia. Quali sono le novità più rilevanti per la LMA?
A mio avviso gli aspetti più salienti riguardano il notevole impulso al potenziamento delle terapie immunologiche o immunoterapie. Si è parlato di nuovi anticorpi monoclonali con specifici meccanismi d’azione o di agenti immunologici, già noti perché utilizzati in altre forme di tumori, utilizzati in associazione a farmaci ipometilanti.
Sono stati anche presentati i risultati aggiornati di uno studio di fase III (Admiral) che confermano l’efficacia di un nuovo inibitore delle mutazioni di FLT3 (il gilteritinib) nel trattamento di alcune forme di LMA resistenti o recidivate.