Molte delle persone malate di cancro devono anche fare i conti con una spossatezza continua che in alcuni casi è ancora più debilitante degli stessi trattamenti. Conoscerla e parlarne con il proprio medico sono due modi per gestirla meglio.

La fatigue (termine inglese che significa astenia, stanchezza) può essere considerata come parte integrante della sintomatologia causata dal tumore, come effetto collaterale delle terapie oncologiche e non oncologiche, oppure come espressione di uno stato depressivo.

La fatigue può essere acuta e cronica:

  • fatigue acuta: i meccanismi di recupero conservano tutta la loro efficacia, permettendo quindi all’organismo di riacquistare le forze, per mezzo di un adeguato periodo di riposo e/o reintegrando le energie consumate;
  • fatigue cronica: il paziente non riesce a recuperare un adeguato livello energetico neppure dopo un prolungato periodo di riposo e/o un’idonea terapia di supporto.

Le persone che provano fatigue non hanno energia e trovano difficoltoso compiere quelle semplici attività quotidiane che di norma svolgono senza difficoltà, impedimento o preoccupazione.

Tutto è una grande fatica. Sembra assurdo, ma anche solo pettinarmi o vestirmi richiede uno sforzo immane. Scendere dal letto o andare al bagno è il massimo che possa fare. Le faccende sono veramente troppo: non sarei neppure capace di sollevare l’aspirapolvere.
(Una paziente sottoposta a chemioterapia)

Svogliato, prostrato, debole, lento, confuso, scoraggiato, apatico, stanco, trascurato, pigro, fiacco, indifferente, abbattuto, sfinito, esausto, esaurito, a terra: sono questi gli aggettivi più comunemente usati dai pazienti per descrivere come si sentono. La fatigue è, dunque, una sensazione soggettiva e per tale motivo è ancor più difficile inquadrare il fenomeno. Tali descrizioni ben evidenziano la variabilità dei disturbi lamentati e la soggettività della sindrome: la fatigue è, infatti, fondamentalmente un fenomeno multidimensionale che si sviluppa nel tempo, riduce i livelli di energia e le capacità mentali, e influisce negativamente sullo stato psicologico dei pazienti.

Gli effetti della fatigue

La fatigue può influire sul vostro modo di pensare e di sentire: potreste accorgervi di non riuscire a concentrarvi non soltanto sul lavoro, ma anche nelle normali attività quotidiane (ad esempio anche leggere o guardare la televisione può risultare troppo faticoso).

La fatigue può ripercuotersi anche sui rapporti con gli altri, con i familiari e gli amici, perché potreste essere insofferenti e impazienti oppure potreste tendere a isolarvi, perché vi sembra che la vita di relazione richieda troppo sforzo.

La percezione della fatigue è soggettiva: alcuni pazienti avvertono un senso di stanchezza molto lieve, che non interferisce con le attività della vita quotidiana, per altri, invece, le conseguenze sono molto pesanti.

Alcuni degli effetti della fatigue più comunemente riferiti dai pazienti sono:

  • difficoltà a compiere le normali attività (cucinare, rifare il letto, fare la doccia, pettinarsi, ecc.);
  • non avere la forza di fare nulla, sentirsi completamente svuotato di ogni energia;
  • difficoltà a concentrarsi e a prestare attenzione, a parlare e a prendere decisioni;
  • difficoltà a ricordare le cose;
  • respiro affannoso anche solo dopo avere svolto una leggera attività;
  • sensazione di vertigini o di avere la testa vuota;
  • disturbi del sonno;
  • perdita del desiderio sessuale;
  • tendenza alla facile commozione;
  • umore fragile.

Gli effetti della fatigue si possono così sintetizzare in funzione della sfera interessata:

a livello fisico:
impossibilità di condurre una vita normale e di svolgere le attività abituali. Alla sensazione generale di stanchezza corrisponde un aumento della necessità di dormire e riposare.

a livello mentale/emozionale :
riduzione di motivazione e di interesse; sentimenti di tristezza, frustrazione, irritabilità; perdita della capacità di apprezzare la vita presente e l’intimità con il partner;  difficoltà a concentrarsi, ricordare le cose, memorizzare date, ecc.

a livello sociale/comportamentale :
difficoltà a svolgere attività che richiedano anche un minimo sforzo fisico (es. fare la spesa); perdita di interesse per la vita di relazione.

Le cause della fatigue

Molte sono le cause che provocano la fatigue nei malati di cancro. Alla base possono esserci anemia, disordini del metabolismo e infezioni, cui si sovrappongono fattori psicologici quali le inevitabili paure che la diagnosi di cancro porta con sé. Possono provocare la fatigue anche i trattamenti oncologici, dolori di varia natura e problemi alimentari (difficoltà a nutrirsi, diarrea, vomito, perdita di peso, anoressia), disturbi del sonno.


L’anemia
L’anemia è la riduzione dei livelli di emoglobina nel sangue. L’emoglobina è la proteina che trasporta l’ossigeno alle cellule e si trova all’interno dei globuli rossi (eritrociti). I globuli rossi, circolando nell’organismo, trasportano a tutte le cellule l’ossigeno, che fornisce al corpo l’energia per svolgere tutte le sue funzioni.
L’anemia è una delle principali cause di fatigue ed è un problema molto comune nel paziente oncologico. La sua correzione, anche di lieve entità, può migliorare la qualità di vita.

Le persone anemiche fanno fatica a respirare, soffrono di giramenti di testa e d’insonnia, riducono l’attività sessuale, accusano spossatezza.

L’anemia può comparire a seguito di emorragie, ulcerazioni con perdite di sangue e/o ridotta sintesi di emoglobina, come avviene in chi si sottopone a chemioterapia.
Se il numero dei globuli rossi è basso, diminuisce la quantità di emoglobina e, quindi, di ossigeno che raggiunge le cellule.

La radioterapia può ridurre temporaneamente il numero di globuli rossi, ma soltanto se il trattamento interessa un’area che include il midollo osseo che li produce (ad esempio, lo sterno, il bacino o le ossa lunghe delle braccia e delle gambe). È stato dimostrato che se il livello dell’emoglobina scende al di sotto del valore 11 o 12, il senso di stanchezza aumenta e incide molto sulla qualità della vita.

L’anemia si può curare con la somministrazione di eritropoietina oppure con la trasfusione di sangue, cui si ricorre quando l’anemia è molto accentuata.

Le terapie oncologiche
La fatigue è un sintomo comune in tutte le principali modalità di terapie oncologiche: interventi chirurgici, chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia, immunoterapia.

Interventi chirurgici: dopo un intervento è normale sentirsi stanchi. Ciò dipende dal tipo di anestesia, dalla durata e dall’aggressività dell’intervento. Questo tipo di stanchezza migliora di solito con il tempo ed è chiaramente influenzato da altri trattamenti oncologici eventualmente istituiti dall’équipe medica. Tuttavia, alcuni specifici tipi di intervento chirurgico (ad esempio, asportazione dello stomaco, del pancreas o di tratti dell’intestino) possono determinare problemi alimentari continui accompagnati da fatigue per malassorbimento del cibo e ridotto apporto energetico.

Chemioterapia e radioterapia: queste terapie possono causare fatigue fin dalla prima seduta. In generale, la fatigue è correlata al tipo ed alla combinazione di farmaci utilizzati, oltre che alla modalità di somministrazione nella chemioterapia ed all’estensione dell’area irradiata nella radioterapia. Il normale livello di energia si ripristina dai sei mesi a un anno dopo la conclusione delle terapie, benché alcuni malati continuino ad avvertire stanchezza anche uno o due anni dopo i trattamenti.

Ormonoterapia: le terapie ormonali possono essere somministrate per diversi anni e alcune possono causare fatigue.

Immunoterapia: le terapie immunologiche (interferone) possono provocare stanchezza, così come altre terapie che hanno effetto sul sistema immunitario. Gli effetti collaterali di queste cure sono simili a quelli influenzali.

I disturbi del metabolismo
La presenza del tumore può indurre le cellule dell’organismo a rilasciare alcune sostanze chimiche dette citochine, che interferiscono con il modo in cui il metabolismo utilizza gli alimenti per ricavarne la necessaria energia. Pertanto, l’organismo potrebbe non essere più in grado di produrre energia dal cibo, con conseguente dimagrimento fino all’insorgenza della cachessia, un disturbo molto spesso associato alla fatigue.
L’eliminazione delle cellule neoplastiche da parte dei trattamenti chemioterapici riduce o limita la produzione di citochine immesse in circolo nell’organismo e, in questo modo, può a volte ridurre la fatigue correlata alla presenza di tali sostanze.

I problemi alimentari
La nausea e il vomito, interferendo con la normale alimentazione, sono causa di debolezza e stanchezza. In caso di nausea o vomito il medico può prescrivere farmaci specifici (antiemetici) da assumere regolarmente in modo da prevenire o controllare questi sintomi.
La riduzione dell’appetito causata dalla chemioterapia può essere superata mangiando poco e spesso e, quando necessario, ricorrendo a bevande ipercaloriche già pronte, che sono in vendita in farmacia anche senza ricetta medica. Inoltre, svolgere regolarmente un esercizio fisico può migliorare l’appetito e far aumentare l’assunzione di cibo.

Il dolore
Il dolore è un sintomo riferito molto comunemente dai malati di cancro negli stadi avanzati della malattia e in un minor numero di casi anche all’atto della diagnosi. Se il dolore è molto intenso e persistente, ciò interferisce con l’umore e con l’abilità funzionale e, di conseguenza, è correlato ad alti livelli di fatigue. Esistono oggi in commercio molti analgesici efficaci per il trattamento del dolore, che raggiungono ottimi risultati in almeno il 90% dei pazienti: alleviando  il dolore si possono, di conseguenza, ridurre i sintomi della fatigue.

Disturbi del sonno
L’insonnia è un disturbo comune nei malati di cancro.
Il dolore è una delle principali cause dell’insonnia, che, a sua volta, è spesso associata con disordini psicologici quali depressione o ansia, o con livelli elevati di fatigue. I disturbi del sonno sono correlati, inoltre, alla presenza di alterati livelli di cortisolo, e ciò potrebbe indebolire il sistema immunitario.
Se i disturbi del sonno persistono, è importante che vi rivolgiate all’oncologo che vi ha in cura affinché instauri una terapia farmacologica adeguata.

Cause psicologiche
Le persone che ricevono una diagnosi di cancro provano spesso ansia, depressione, stress, disturbi del sonno, che, sovrapponendosi, possono contribuire alla fatigue. Questi stati emotivi non devono essere sottovalutati. Parlarne con uno psicologo può contribuire ad attenuarli. Inoltre, lo psicologo può consigliare di consultare un medico per valutare l’opportunità di assumere farmaci specifici (ansiolitici o psicostimolanti per il trattamento di depressione, inappetenza o insonnia; corticosteroidi per stimolare il benessere fisico, l’appetito e l’umore e ridurre il dolore).

Il trattamento della fatigue

Gli interventi farmacologici possono senz’altro giovare, ma i migliori risultati si ottengono dalla combinazione delle terapie con un adeguato sostegno psicologico.

Si deve, inoltre, considerare che i rimedi possono agire sui singoli sintomi: analgesici per il dolore; eritropoietina in caso di abbassamento del livello dei globuli rossi; supplementi di ferro o vitamine in caso di carenza di queste sostanze; antidepressivi o psicostimolanti e/o interventi psicologici nei pazienti depressi; corticosteroidi, integratori alimentari e inibitori delle citochine per ricostituire la massa muscolare.

Consigli pratici per affrontare la fatigue

In casa
Per combattere la fatigue è importante programmare il futuro: organizzate la giornata in modo da avere tempo per riposare e per fare le cose che desiderate maggiormente. La compilazione del diario della fatigue può essere utile. Essere autonomi e autosufficienti è molto importante, ma non sentitevi in colpa se dovete chiedere aiuto. Organizzatevi in modo da distribuire le faccende domestiche nell’arco dell’intera settimana, meglio fare poco ogni giorno piuttosto che tutto in un solo giorno.

Tra gli aspetti negativi può esservi anche la difficoltà di occuparsi della famiglia, con conseguenti sensi di colpa, soprattutto nei confronti dei figli, che, invece, devono essere coinvolti, nei limiti del possibile e secondo la loro età, spiegando le ragioni del proprio malessere.

Sul lavoro
Se non siete più in grado di mantenere i normali ritmi di lavoro, parlatene con i superiori e informateli delle vostre condizioni e dei bisogni causati dalla malattia e dai trattamenti. La legge prevede una serie di tutele, inclusa una norma che consente ai malati di cancro il passaggio reversibile dal tempo pieno al tempo parziale.

L’esercizio fisico
È stato dimostrato che l’esercizio fisico, anche di moderata o lieve intensità come il semplice camminare, può essere più terapeutico che non stare a letto. L’immobilità può peggiorare i sintomi. L’esercizio può realmente migliorare anche i disturbi causati dalla fatigue.

Anche se non vi sentite in forma, è importante che vi sforziate di fare un po’ di esercizio fisico, cercando, tuttavia, di mantenere sempre un buon equilibrio tra essere molto attivi e riposare molto; infatti, esagerare può stancarvi, ma anche fare troppo poco non giova. Il fisioterapista potrà darvi i consigli più adatti per il vostro caso.

Regole generali per un buon esercizio fisico

  • Svolgere regolarmente un esercizio fisico anche semplice (es. camminare) riduce la fatigue, la nausea e il vomito e, in alcune persone, può migliorare il sonno.
  • Programmare la giornata inserendo tra le attività anche lo svolgimento di un leggero esercizio fisico.
  • Se non si riesce a svolgere un esercizio fisico, sforzarsi almeno di mantenere le attività quotidiane.
  • Imparare ad ‘ascoltare’ il proprio corpo per capire come reagisce all’esercizio: come avete dormito? come vi siete sentiti il giorno dopo?
  • Bere molto prima, durante e dopo l’attività fisica.
  • È importante raggiungere un buon equilibrio tra attività e riposo, ed esercitarsi in modo che i muscoli abbiano la possibilità di recuperare dopo lo sforzo.

La dieta

Una corretta alimentazione è importante per mantenere un adeguato stato nutrizionale e per contrastare un eventuale calo di peso, prevenendo e riducendo la fatigue.

Regole generali per nutrirsi meglio

  • Cercare di approfittare di ogni volta in cui si ha appetito (piccoli pasti distribuiti nell’arco della giornata).
  • Bere molto.
  • Assaggiare nuovi cibi o mangiare quelli che piacciono di più soprattutto se il gusto si modifica.
  • Adottare un’adeguata igiene del cavo orale.
  • Chiedere eventualmente al proprio medico l’indirizzo di un dietologo/nutrizionista per consigli più specifici.

Il sonno
È molto importante mantenere un regolare ritmo sonno/veglia, anche se la malattia e la fatigue vi fanno sentire sempre assonnati. È molto utile pianificare le attività prevedendo anche appropriati periodi di riposo.

Regole generali per dormire meglio

Dormire quanto basta
Non dormire mai più del necessario, ma solo quanto basta per recuperare le forze. Meno tempo si trascorre a letto, migliore è la qualità del sonno. Se si assumono farmaci per favorire il sonno (ipnotici, psicofarmaci), farne un uso appropriato e sotto stretto controllo medico.

Svegliarsi tutte le mattine alla stessa ora
Aiuta a raggiungere un buon ritmo sonno-veglia e agevola la regolare insorgenza del sonno.

Fare esercizio regolarmente
Un’attività fisica quotidiana (specie se ritmica e ripetitivacome camminare, andare in bicicletta, nuotare) contribuisce a rendere il sonno più profondo e prolungato.

Evitare il consumo di sostanze eccitanti
Molte persone sofferenti d’insonnia non dovrebbero consumare caffè, bevande a base di caffeina, tè forte e cioccolato poche ore prima di coricarsi.

Svolgere esercizi mentali
Gli esercizi mentali (ad esempio pensare a qualcosa di piacevole e cercare di ricordarne ogni dettaglio, ecc.) possono essere un buon metodo per prendere sonno.

Eseguire esercizi di rilassamento

Il rilassamento
Trovare il tempo per attività che aiutano a rilassarsi è molto importante per gestire meglio e prevenire la fatigue. Lo stress della comunicazione della diagnosi e del trattamento diminuisce le risorse e vi fa sentire più stanchi.

Può essere di aiuto condividere le preoccupazioni con familiari/amici, distrarsi (leggere, stare con gli amici, ascoltare musica), fare esercizi leggeri (camminare), evitare le situazioni che mettono ansia. Per quanto rilassarsi sia inteso come ‘non far niente’, molti trovano difficile lasciarsi andare, soprattutto se lo stress e gli sforzi della giornata sono difficili da dimenticare. Tuttavia, specifici esercizi di rilassamento possono aiutare a ridurre la tensione e a ‘ricaricare le batterie’.

Gli esercizi di rilassamento possono essere:

  • fisici: lavorano sulla tensione del corpo;
  • mentali: riducono la tensione nervosa e rilassano la mente.

Innanzitutto individuare un angolo della casa che sia tranquillo, caldo, con illuminazione soffusa, dove poter stare per un po’ indisturbati. Quindi sedersi o sdraiarsi in modo da stare comodi:

  • consapevolezza del proprio corpo: concentrarsi su ogni singola parte del corpo;
  • contrarre e rilasciare ogni muscolo del corpo;
  • eseguire esercizi di respirazione;
  • eseguire esercizi di abilità immaginativa (ad esempio scrivere una lettera con il pensiero);
  • ascoltare suoni registrati (musica, rumori della natura come il canto degli uccelli, le onde del mare o lo scorrere di un ruscello).

Queste tecniche offrono il massimo beneficio se praticate per 5-15 minuti al giorno. Provare, finché non si trova quella che fa per il proprio caso.

Fonte: Aimac

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